Un’indagine Istat del 2015 ha rivelato che circa il 30% degli italiani ha un’opinione negativa sull’acqua dell’acquedotto e non si fida assolutamente di berla.

A confermare questa tendenza interviene anche il rapporto di Legambiente, secondo cui gli italiani sono i primi consumatori in Europa di acqua in bottiglia con una quantità pro-capite annua di oltre 200 litri. Ben il 65% della popolazione in Italia acquista acqua imbottigliata, facendo aggirare il numero di bottiglie consumate tra i 7,2 e gli 8,4 miliardi. Numeri allarmanti che derivano purtroppo da paure immotivate spesso frutto di una scarsa informazione.

Dopo aver sfatato 3 luoghi comuni sull’acqua in bottiglia, vogliamo fare chiarezza anche su altri 2 punti fondamentali. Ecco quali.

Le bottiglie di plastica sono tutte riciclabili

Falso. Non tutte le bottiglie di plastica possono essere riciclate e nel nostro Paese solo il 14% della plastica viene recuperata (cioè una quantità piccolissima). Per non parlare, poi, delle bottiglie di PET: nei processi di produzione queste sono altamente inquinanti perché per crearne circa 1750 da 1,5 litri occorre addirittura un barile di petrolio.

L’immagine ecologica che molte etichette vogliono evidenziare non corrisponde alla realtà: scrivere “PET 100% riciclabile” significa occultare il grave problema che la plastica rappresenta a livello ambientale (legato a ogni fase del processo: produzione, trasporto e smaltimento). Sottolineiamo che per decomporsi la plastica impiega in media 10 secoli.

Dei vari formati di bottiglia prodotti, la tipologia che ha maggiore impatto sull’ambiente a causa del rapporto sfavorevole tra acqua contenuta all’interno e quantità di plastica usata per realizzare la bottiglia è quella delle baby bottle (25 cl) che è possibile inserire in borsa. A questa si aggiunge il formato dei contenitori apri/chiudi effetto borraccia. Se però quest’ultima è possibile riempirla e riutilizzarla un numero notevole di volte, la bottiglietta viene cestinata una volta svuotata, andando così ad alimentare il volume della plastica che invade il pianeta.

L’acqua in bottiglia costa poco

Falso. In Italia il mercato dell’acqua in bottiglia ha un giro d’affari che oscilla tra i 7 e i 10 miliardi di euro. Ai produttori confezionare l’acqua non costa nulla e questa viene rivenduta con un ritorno economico notevole, facendo fatturare alle sole aziende imbottigliatrici circa 2,8 miliardi di euro.

Così come scritto all’inizio di quest’articolo, l’Italia vanta il primato in Europa per il consumo annuale di acqua in bottiglia a persona. Oltre alle spese ordinarie previste per l’acqua dell’acquedotto, ogni famiglia investe in media 12 € al mese per acquistare acqua minerale in bottiglia.

Il prezzo dell’acqua varia in base al marchio: più è famoso e più è caro. A questo si aggiunge un altro mercato che è caratterizzato da regole commerciali diverse, con prezzi incredibilmente elevati solo perché magari il design della bottiglia reca la firma di uno stilista oppure perché quel tipo di acqua è bevuto da un’influencer o un personaggio famoso. Casi estremi, ma che possono far comprendere ancora di più quanto l’acqua in bottiglia sia tutt’altro che economica nel panorama locale e mondiale.

Come ridurre acqua in bottiglia: usare un depuratore d’acqua

Per ridurre il consumo di acqua in bottiglia e rendere felici ambiente e bilancio familiare, si può ricorrere all’installazione dei depuratori d’acqua nella propria abitazione. Clearwater produce sistemi di filtrazione dalla massima efficienza, così da ottenere un’acqua pulita e sicura che può essere usata e bevuta da ogni membro della famiglia.