Parlare della qualità dell’acqua che beviamo e usiamo quotidianamente assume una rilevanza sempre maggiore nella società odierna. Questo è il motivo per cui sempre più frequentemente si fa riferimento anche ai sistemi domestici di depurazione che il progresso tecnologico ha prodotto.
Uno di questi è quello della microfiltrazione. Per spiegare la sua diffusione basta considerare l’acqua servita nei ristoranti: si tratta, infatti, di un’acqua microfiltrata, proposta ai commensali per offrire loro un tocco di ricercatezza in più.
Cos’è l’acqua microfiltrata
L’acqua microfiltrata è frutto di un processo di filtrazione mediante il quale le particelle solide contenute all’interno di un liquido o di un gas vengono rimosse facendole passare attraverso una membrana microporosa. Questo processo risulta abbastanza simile a quello, per esempio, a osmosi inversa; a variare, però, sono le dimensioni delle particelle trattenute.
La microfiltrazione viene impiegata negli interventi di potabilizzazione dell’acqua quando l’obiettivo è quello di eliminare i batteri patogeni. Nel processo di microfiltrazione vengono usati dei filtri dal diametro dei pori pari a 0,5 micron, affinché nelle loro maglie possano essere catturati i microorganismi incriminati.
I pori, a loro volta costituiti da carboni attivi argentizzati, hanno la capacità di favorire la rimozione dei microorganismi in sospensione. Quella che si ottiene alla fine è un’acqua non solo purificata, ma anche piacevole da gustare.
Acqua microfiltrata e osmosi inversa: differenze
Quali sono le principali differenze tra gli impianti a osmosi inversa e quelli di microfiltrazione? Entrambi svolgono la funzione di “pulire” l’acqua che fluisce dal rubinetto, quindi questo significa che sono stati creati per perseguire il medesimo obiettivo. Quello che cambia è il modo attraverso cui avviene la purificazione, ma a variare sono anche le sostanze da cui l’acqua viene depurata.
L’acqua microfiltrata è un’acqua priva di depositi, ruggine, cloro e derivati, senza però eliminare i sali minerali. Quella derivante dal processo a osmosi inverso è, invece, un’acqua quasi distillata: questo sistema di depurazione utilizza una membrana semipermeabile, col vantaggio di ridurre il valore delle sostanze nocive addirittura dell’80% o del 90%; l’acqua che ne deriva ha caratteristiche vicine a quelle ottimali, ma risulta anche priva di sali minerali.
La microfiltrazione sembra essere il processo più adatto a quelle acque con valori già simili alla qualità ottimale: alcune sostanze nocive vengono eliminate, senza però alterare i valori dei sali minerali e le proprietà specifiche dell’acqua stessa. Ecco la sostanziale differenza.