Se l’impatto ambientale causato dall’enorme quantità di plastica consumata nel mondo (inclusa l’Italia con i suoi numeri allarmanti) non può essere più un problema da rimandare o affrontare con incoscienza, non sono da sottovalutare neanche le conseguenze della presenza di microplastiche nell’acqua in bottiglia sulla salute umana. Questa problematica è da anni sotto i riflettori dei ricercatori e, per quanto i suoi effetti siano meno evidenti di quelli sull’ambiente, non significa che possano essere trascurati.

In seguito a numerose analisi effettuate sull’acqua contenuta nelle bottiglie si è scoperto che quasi la totalità di esse (più del 90%) presenta tracce di polipropilene, ossia il materiale con cui vengono realizzati i tappi di plastica. Questi microframmenti non risparmiano neanche le acque fornite dagli acquedotti. Il paradosso è che il fenomeno è molto più frequente lungo le reti idriche dei paesi industrializzati che in quelle dei paesi in via di sviluppo, per quanto questi ultimi abbiamo peggiori sistemi di filtrazione dell’acqua e di smaltimento dei rifiuti.

Microplastiche e tappi di plastica

Uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano ha dimostrato che il rilascio delle microplastiche nell’acqua imbottigliata è provocato dall’usura dei tappi usati per aprire e richiudere i contenitori. La ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Water Research dal titolo Does mechanical stress cause microplastic release from plastic water bottles? ha portato alla luce quello che succede quando i tappi delle bottiglie di plastica vengono avvitati e svitati: le microplastiche liberate quando si svita il tappo si posano sul bordo della bottiglia.

Per eseguire la ricerca sono stati esaminati tre marchi di bottiglie di acqua minerale da mezzo litro realizzate in PET (polietilene tereftalato), analizzando la loro risposta alle tipiche sollecitazioni a cui possono essere sottoposte nel corso del normale uso. Inizialmente si è cercato di comprendere quello che avviene aprendo e chiudendo il tappo una sola volta, 10 volte e 100 volte; successivamente l’attenzione si è focalizzata sugli effetti dello schiacciamento delle bottiglie con un peso di 5 kg per un lasso di tempo di un minuto e di 10 minuti.

Cosa hanno scoperto i ricercatori

Dallo studio è effettivamente emersa la presenza di microplastiche nell’acqua minerale, ma non in quantità allarmanti per la salute e soprattutto non soggetta ad aumento in seguito ai trattamenti subiti dalle bottigliette in questione. Questo significa che il PET non è responsabile della contaminazione dell’acqua da microplastiche e che i microframmenti potrebbero risalire alla fase di imbottigliamento.

Per quanto riguarda i tappi il discorso è diverso, soprattutto quelli per i quali è previsto un sistema di chiusura a vite (quello a pressione, invece, dovrebbe garantire un rilascio di microparticelle inferiore, quindi sarebbe auspicabile usarlo per bottiglie e borracce). Questi elementi sono in HDPE (polietilene ad alta densità) e a differenza delle bottiglie subiscono variazioni in seguito alle sollecitazioni. Più vengono riutilizzati per aprire e chiudere le bottiglie, più depositano centinaia di microplastiche sul loro bordo, esponendo i consumatori al rischio di ingerirle tutte le volte in cui si beve direttamente dal contenitore di plastica.

Come tutelarsi

Se acqua in bottiglia e acqua del rubinetto possono entrambe contenere tracce di microplastiche, com’è possibile tutelarsi, assicurandosi di bere acqua pura e sicura? Per non dover avere a che fare con i problemi fin qui esposti, è possibile ricorrere a uno dei moderni sistemi di purificazione e microfiltrazione Clearwater. In questo modo è possibile dissetarsi assumendo un’acqua priva di microparticelle e sostanze indesiderate, poiché finalmente trattenute dai filtri del sistema di depurazione.