Le norme che regolamentano la qualità delle acque destinate al consumo umano si evolvono costantemente. Si aggiornano le conoscenze scientifiche sull’impatto che certe sostanze contenute nell’acqua potabile hanno sulla salute umana, ma anche gli strumenti tecnologici usati per eseguire le indagini in laboratorio.
Diventando questi ultimi sempre più precisi, ora è possibile individuare anche elementi presenti in quantità sempre più piccole, inquinanti che le apparecchiature del passato non erano in grado di percepire. Così facendo, è possibile ad esempio scoprire che alcuni reagenti chimici usati dai gestori della rete idrica rilasciano nell’acqua elementi indesiderati che è opportuno monitorare costantemente affinché non superino i limiti consentiti dalla legge.
Ecco i nuovi contaminanti inseriti nella nuova direttiva europea in materia di qualità delle acque utilizzate in ambito domestico (e non solo).
Contaminanti inseriti nella nuova direttiva europea
I nuovi inquinanti contemplati dalla nascente direttiva europea sono i seguenti: uranio, cloriti e clorati, microcistine, PFAS, acidi aloacetici, interferenti endocrini (BPA-bisfenolo A) e legionella.
- Uranio: questa sostanza radioattiva preoccupa per la sua tossicità, non per la radioattività emessa (le concentrazioni nell’acqua, infatti, sono troppo modeste per rappresentare un pericolo da questo punto di vista).
- Cloriti e clorati: si tratta di sottoprodotti dall’elevata tossicità presenti nell’acqua quando viene impiegato il biossido di cloro per ossidare/disinfettare l’acqua del rubinetto.
- Microcistine: vengono prodotte dalle alghe comunemente presenti nelle acque superficiali quando le condizioni ambientali (per esempio, pH e temperatura) ne favoriscono la riproduzione esponenziale. Le microcistine possono provocare disturbi gastrointestinali.
- PFAS: vengono usate in ambito industriale per realizzare svariati prodotti, come il rivestimento delle pentole antiaderenti e i tessuti sintetici in Gore-Tex (traspiranti e impermeabili). La persistenza ambientale che caratterizza queste sostanze fa sì purtroppo che possano essere rintracciate anche in aree lontane dai luoghi di lavorazione (sono per esempio diffuse in Veneto nelle acque sotterranee).
- Acidi aloacetici: derivano dall’interazione del sodio ipoclorito con le sostanze organiche naturalmente contenute nell’acqua (come le alghe); poiché questo reagente è largamente impiegato dagli acquedotti per la disinfezione, gli acidi aloacetici sono molto diffusi nell’acqua potabile.
- Intereferenti endocrini: per quanto si trovino nelle acque in quantità piccolissime, possono comunque danneggiare la salute umana perché hanno la capacità di mutare il normale funzionamento del sistema endocrino, causando conseguentemente difetti alla nascita, tumori, patologie tiroidee e alterazione delle capacità riproduttive.
- Legionella: uno dei batteri più pericolosi della specie legionella è il ceppo pneumophila. Dagli ambienti acquatici in cui è normalmente presente può insinuarsi nelle condotte cittadine e raggiungere serbatoi, edifici, piscine e fontane: caldo e umidità possono favorire la proliferazione del microrganismo, mettendo a rischio la salute umana a livello respiratorio (in seguito all’inalazione).
Cosa impone la nuova direttiva europea? Il documento prevede che questi contaminanti siano tenuti sotto controllo per contenere il rischio negli impianti di distribuzione domestica.