La qualità dell’acqua potabile in Italia è accertata e verificata periodicamente dai gestori degli acquedotti e dalle ASL, eppure nel nostro Paese vengono consumati più di otto miliardi di bottiglie di plastica l’anno. Una cifra allarmante che ci pone in vetta alla classifica dei Paesi europei consumatori di acqua minerale e che sembra non lasciarsi scalfire dalla lotta globale contro lo spreco di plastica condotta per tutelare un ambiente sempre più a rischio.

L’Italia è prima in Europa

Se occupare i primi posti in classifica fosse sempre meritevole di lode, non staremmo qui a parlarne. Il podio al quale facciamo infatti riferimento conferma un fenomeno che dagli anni ’80 in poi ha portato il mondo e l’Italia in particolar modo all’aumento senza sosta di bottiglie di plastica prodotte e vendute. Negli ultimi 15 anni il volume di acqua minerale ha subito una crescita di 3 miliardi di litri e le acque confezionate hanno superato nei consumi tutti gli altri tipi di bevande (succhi di frutta, bibite gassate e lisce, ecc.).

Stando al rapporto di Legambiente e Altreconomia “Acque in bottiglia 2018”, gli italiani sono i più grandi bevitori al mondo di acqua in bottiglia con un consumo annuale di 206 litri a testa. Questi numeri preoccupanti ci posizionano al primo posto in Europa e al secondo posto nel mondo dopo il Messico, ma attenzione: rispetto ai nostri, i loro acquedotti sono in cattive condizioni e meno controllati; la siccità del clima, per di più, non rende agevole la sussistenza di fonti d’acqua. In base ai dati dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), nel 2015 solo il 43% della popolazione messicana poteva accedere ad acqua corrente sicura.

Insomma, le condizioni in Italia sono ben altre, eppure di plastica ne consumiamo così tanta da avvicinarci alle cifre di Paesi che avrebbero più motivo di noi di bere acqua in bottiglia. Se nei 28 Paesi dell’Unione Europea vengono consumati 46 miliardi di bottiglie in plastica all’anno, solo nel nostro Paese la quantità si aggira tra i 7,2 e gli 8,4 miliardi.

Il settore dell’acqua minerale in Italia

Il giro d’affari dell’acqua in bottiglia oscilla tra i 7 e i 10 miliardi di euro, facendo fatturare alle sole aziende imbottigliatrici circa 2,8 miliardi di euro (di questi, solo lo 0,6% giunge nelle casse dello Stato). Le società prelevano l’acqua (che in linea teorica è pubblica) a un prezzo più basso rispetto a quanto dovrebbero, si parla infatti di 2 millesimi di euro al litro (a differenza del prezzo medio di vendita dell’acqua in bottiglia, si tratta di un costo 250 volte più basso). Quest’acqua viene poi rivenduta con un notevole ritorno economico.

Da cosa dipende il consumo eccessivo di acqua in bottiglia da parte dei cittadini? Il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, si è espresso così:

“Alla base del record tutto italiano il falso mito che sia migliore e più controllata di quella del nostro rubinetto”.

Sono numerose, infatti, le false credenze e le abitudini sbagliate che accompagnano gli italiani nel consumo di acqua in bottiglia, ma se si considera anche la possibilità di migliorare l’acqua potabile di rete con i giusti sistemi di purificazione e trattamento, di motivi per preferire quest’ultima all’acqua imbottigliata da acquistare ne esistono eccome. Basta almeno esserne consapevoli.